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Centoventi euro per una figurina


La più cara? Faustino Goffi, dalla serie B 1967-68

 

 

Il mistero

Non si è mai capito perchè alcune diventino introvabili

Le tirature sono sempre state regolari

 

Calcio follia

Le ricerche più frenetiche per i divi del pallone, ma il trend ha rilanciato un po' tutte le collezioni

 

Ex bambini su ebay

Le aste su internet trasformano il vecchio gioco in un nuovo affare

 

I record

Pochi giorni fa un album vuoto battuto per 1500 euro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Giampiero Paviolo

  Torino

 

Il suo nome è Faustino Goffi. Ha 62 anni, da ragazzo faceva il calciatore, carriera in bilico tra gloria e anonimato, poca B, molta C. Nel campionato ‘67-68 il Goffi gioca a Padova, 18 partite, 4 gol, più tribuna che campo. Le Edizioni Panini di Modena fanno in tempo a infilarlo nell'album che ogni autunno incornicia i protagonisti del pallone. Lui è in basso a sinistra, maglia immacolata e bordi rosso vivo. Uno tra i tanti. Pare di vederli i bambini di allora usarlo per zavorrare mucchietti di doppie: Visentin, Barbolini e Goffi per un Rivera, un Mazzola, un Combin...

Nella silenziosa partita che i ricordi giocano per sopravviversi a vicenda, ha vinto lui. La sua immagine ricomparsa nel market più accreditato di Internet, eBay, ha scatenato un'asta conclusa a 121 euro. Duecentoquarantamila lire per una figurina, una delle oltre 500 che impreziosivano quell'album, valore di emissione lire 2,5. E' diventato il simbolo di un affare che la rete ha reso più frequentabile e più vasto. C'erano i mercatini della domenica, le poche fiere specializzate, gli angoli di città dove professori, commercialisti e avvocati si incaponivano nel rituale del celomanchismo, accarezzando il sogno in calzoni corti di completare il grande puzzle dell'album. C'erano cantine da svuotare, e ignare vecchiette da abbindolare. Molte fortune sono nate così. Perché di fortune possiamo parlare davvero: pochi giorni fa un Album (vuoto) è andato via a 1500 euro, uno completo e perfetto può toccare i 7-8000. Purché si esca dal territorio della Panini, troppo grande per ospitare autentiche rarità. Le sigle saranno sconosciute ai più: Baggioli, Ritmo Caltagirone, Mira, Imperia, Lampo, Vav. E non tutta la produzione di queste case editrici a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Settanta vale un perù, a regolare il mercato è la immortale legge dell'offerta.

Ogni giorno 3000 inserzionisti affollano gli scaffali di eBay. Figurine da 90 centesimi se la giocano con pezzi da collezione, compaiono frasi criptiche come: «Evado mancoliste del 65/66»: chiunque necessiti di pezzi dell'album, può inviare una lista con tutte le mancanti e sarà rifornito. A caro, a volte carissimo prezzo. Sono nate in tanta Italia sigle specializzate, e hanno nomi fantastici: «Children forever» per esempio, bambini per sempre come i clienti che bambini non sono più da una vita.

Il calcio non è tutto. Al Mercato occhieggiano marchi storici come Lavazza e Liebig, Gli eroi del Risorgimento e l'Ape Maia, fino alla Miralanza con l'Olandesina e Calimero che conquistavamo rovistando nella polvere dei detersivi.
Ma il football è padrone, come riconosce Giovanni Masino, tra i più importanti collezionisti del Paese. Masino è di Pancalieri, pochi chilometri da Torino, dove da sempre esportano menta e da poco importano gli indiani per coltivarla. Faceva il muratore, ha smesso per cercare pepite nei solai di mezza provincia, imbusta, cataloga, vende tra quattro mura dove il profumo di coccoina, la colla dei barattoli d'argento, si mescola a quello stantìo della muffa.

Robe da buttare, per le nostre mamme, buone ad acchiappare polvere. Milioni di figurine hanno chiuso la loro breve vita nei cassonetti. Masino e altri ne hanno salvate decine di migliaia, e attorno a loro sono nate botteghe artigiane dove gli album avvizziti, macchiati, strappati, tornano giovani e immacolati, «da edicola» come recita il gergo dei collezionisti.
Gli album possono anche essere ottimi, buoni, discreti, da recupero. Come animali pronti per il macello, quelli da recupero saranno prima o poi saccheggiati di quel poco che ancora possono dare: figurine e scudetti staccati col vapore finiranno a completare i loro gemelli più fortunati.

Non si è mai capito perché una, due, tre figurine diventino rare. Il mistero resta: le tirature della Panini erano uniformi, regolari, e la prodigiosa macchina imbustatrice inventata da uno dei quattro fratelli di Modena non faceva differenze. Eppure è accaduto, il tempo ha concesso ai Goffi la Grande Rivincita. O ai Pizzaballa, dirà chi ricorda lo slogan coniato da Veltroni per lanciare sull'Unità le ristampe degli album. No, la fortuna di Pizzaballa, gran portiere, furono un cognome buffo e la posizione numero 1 della raccolta, quella del portiere dell'Atalanta: «Probabilmente andò così. Comunque sono grato a Walter, mi ha allungato una carriera già abbastanza lunga». Gli è grato, ma non lo voterà, come ha confessato a un giornalista in primavera.

Ma, in fondo, non conta perché. L’importante è che la figurina rara esista. Per lei si deve viaggiare, contrattare, anche pietire. E poi attenderla alla distribuzione della posta, avvolta in un pacchettino a prova di stropicciatura. E' lì: con le sue rughe di colla a macchiare il retro, dove c'era scritto «Le grandi raccolte della gioventù» o «Valida», valida per conquistare i premi: il libro di Sandokan con 300, e poi il calcio a molle, il set da ping pong o la piccola enciclopedia Garzanti. E' lì e presto tornerà cittadina del mondo di carta, colla e ricordi che è sempre stato il suo, di un tempo che gli adesivi non li conosceva e le fabbriche di figurine nascevano da tutte le parti. Oggi, un museo ci racconta quella storia. E' a Modena, per qualcuno è anche un luogo del portafogli. Per molti un luogo del cuore. Children forever, appunto.

SU INTERNET
Battuto il record di Pizzaballa
C’è stato un tempo in cui la figurina più rara era quella di Pierluigi Pizzaballa, portiere dell’Atalanta nel 1963-1964. L’era delle aste web ha cambiato il borsino delle figurine: Faustino Goffi, (Padova 1964-65) è stato venduto su eBay a 121 euro. La cifra più cara mai pagata per una sola figurina.

 

 
 
 

Da Sandokan a Scamarcio: non solo sport


Una mostra racconta i rapporti con il cinema

 

Il museo E' a Modena e racconta una storia comune. Per molti è diventato un luogo del cuore

 

Da Hollywood a Modena

A seguire Gary Cooper con Marion Davies, Clark Gable e Mirna Loy, Gina Lollobrigida con Vittorio Gassman

 

 

 

 

  Bruno Ventavoli

  Modena

 

Le prime furono le mitiche Liebig. Oltre a ribadire che l'estratto di carne era «squisito e genuino» spiegavano i «trucchi del cinematografo» con una bella serie colorata nel 1912-1913. Poi fu un allegro diluvio. I miti dello schermo si trovavano benissimo nei pochi centimetri quadrati delle figurine. I rapporti tra i due mondi vengono ora raccontati in una divertente mostra al Museo della figurina di Modena (fino al 9 dicembre), «Cinema e star, quando lo schermo si fa figurina», da seguire non solo con l'occhio languido dell'amarcord ma anche, più in generale, come storia della comunicazione di massa.

Negli Anni trenta, il cinema fu tra i soggetti preferiti delle cigarette-cards, le figurine di cartone che servivano a rinforzare i pacchetti di sigarette. L'effetto pubblicitario era garantito sia per le star che per le fabbriche di tabacco. Anche perché il fumo, tutt'altro che demonizzato, contribuiva a creare l'aura maliarda dei personaggi sullo schermo. Nella vita normale, fumavano soprattutto i maschi. E così le figurine americane e inglesi ospitavano molte attrici, da Greta Garbo in abito trasparente a Jean Harlow in capelli color platino. Nel 1935 anche la Germania nazista dette un contributo al genere, con una meravigliosa storia del cinema a colori, che si poteva ricevere con i buoni delle sigarette Altona-Garenfeld. Album raffinati. Perfetti. Che ben rispecchiano la passione di Goebbels per le figurine, considerate strumento di propaganda.

Le aziende italiane, al pari delle straniere, utilizzano foto di personaggi del cinema da inserire come figurine nei prodotti per incrementarne la vendita. Ed è solo nel dopoguerra che la figurina diventa un prodotto editoriale autonomo, venduto in apposite bustine. Gli album sono una specie di fotoromanzo, di photo novel, della pellicola. Le attrici, dive carnose e sensuali, transitano nel frattempo per i calendarietti da barbiere, prodotti ibridi, a metà tra i santini e i libelli libertini. Con la scusa di tenere a mente i giorni dell'anno, in quegli anni di pruderie, si poteva conservare in saccoccia l'immagine di una Gina Lollobrigida scollata o di una Sophia Loren in calze nere. Dagli Anni Settanta, l'attenzione degli editori si sposta, anche perché ci sono norme più rigide sui diritti d'autore, verso album legati a film di grande successo e produzioni tv. La figurina diventa un elemento fondamentale del merchandising. Arrivano raccolte celebri, come il «Sandokan» di Kabir Bedi, o il Fonzie di «Happy days». Fino alla saga di Guerre stellari, a Harry Potter, al Di Caprio di Titanic, al Riccardo Scamarcio di «Ho voglia di te». Gli sticker da collezionare sono funzionali al mito. Proprio come le pin up, servivano a rendere meno tragica la guerra di trincea.

La coloratissima mostra di Modena mette così in evidenza l'anima e le funzioni di queste piccole icone in un secolo di storia. Le figurine non sono solo la prima unità di misura per gli scambi, i commerci, le speculazioni della nostra infanzia, quando anche un Pizzaballa o una Brigitte Bardot potevano innescare bolle speculative all'oratorio perigliose quanto i subprime. Ma erano anche l'humus del divismo. Il sistema più personale, intimo, duraturo di «possedere» una star. Di rivederla fissata per l'eternità su un frammento di carta, ogni volta che si voleva. Quando ancora non esistevano né cassette né dvd, e i sogni, sullo schermo, volavano via, inafferrabili come il tempo.

 

 

 
 
 

 

 

     

 

     

 

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